La sindrome del bambino scosso: cause, conseguenze e prevenzione

Coliche21LA SINDROME DEL BAMBINO SCOSSO- Dalla Società Italiana di Neonatologia arriva una campagna di sensibilizzazione collaborazione con Terre des Hommes, che prevede anche la distribuzione di materiale informativo presso tutte le Neonatologie italiane, per la Shaken Baby Syndrome (sindrome del bambino scosso),una forma di maltrattamento che può avere anche conseguenze drammatiche per il bambino e la cui reale incidenza può essere davvero difficile da stabilire.

Ecco perchè si è resa necessaria questa campagna dove vengono indicate le cause, conseguenze e la prevenzione di questa sindrome che indica quelle forme di abuso legate al violento scuotimento del bambino con conseguente trauma sull’encefalo e successive conseguenze neurologiche.

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CAUSE, CONSEGUENZE E PREVENZIONE- I fattori “di rischio” che aumentano la probabilità per la Shaken Baby Sindrome, sono: la famiglia mono-genitoriale, età materna inferiore ai 18 anni, basso livello di istruzione della madre, uso di alcool o sostanze stupefacenti, episodi di violenza, difficoltà economiche e disagio sociale. Anche le condizioni socioeconomiche scadenti possono comportare un rischio maggiore di violenza a volte anche “inconsapevole”, per i genitori esasperati, magari per il solo pianto inconsolabile del bambino.

Qualunque sia il motivo, non bisogna mai scuotere il neonato per calmarlo. Il pianto è l’unico strumento che un bambino appena nato ha per comunicare: fame, sonno, caldo, freddo, male, il bisogno di essere cambiato o voglia semplice di coccole.

Anche se scuotere un bambino può sembrare banale, i danni  da attribuire allo “scuotimento” del bambino possono essere gravissimi, come ematoma subdurale (conseguente al trauma cranico), edema cerebrale ed emorragia retinica o nei casi più gravi anche la morte.

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Da un recente studio condotto in Scozia, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Svizzera si evince che l’incidenza della Sindrome da bambino scosso sarebbe di 14.7-38.5 casi ogni 100.000 bambini. Il 25-30% delle piccole vittime muore e solo il 15% sopravvive senza conseguenze. In Italia non ci sono dati certi sul fenomeno, ma si ritiene che l’incidenza possa essere di 3 casi ogni 10.000 bambini di età inferiore ad un anno, ma i dati potrebbero essere anche peggiori. Questa grave forma di maltrattamento di solito coinvolge i bambini tra i 4 ed i 6 mesi, non solo perchè necessitano di cure costanti che possono esasperare genitori fragili, ma anche perchè la loro testolina è pesante rispetto al resto del corpo e i muscoli del collo non sono in grado di sostenerlo adeguatamente. Le conseguenze immediate sono: vomito, inappetenza, difficoltà di suzione o deglutizione, irritabilità e nei casi più gravi, convulsioni e alterazioni della coscienza, fino all’arresto cardiocircolatorio. A lungo termine i bambini possono presentare difficoltà di apprendimento, cecità, disturbi dell’udito o della parola, epilessia, disabilità fisica o cognitiva.

“Il neonatologo deve sempre aver presente la sindrome del bambino scosso, poiché questi casi di violenza sono meno rari di quanto si pensi e non possono sfuggire al sospetto del medico, che deve denunciare il reato alle autorità, come previsto dalla legge.” – afferma il Presidente della Società Italiana di Neonatologia Mauro Stronati – “Ma ha anche l’obbligo di informare adeguatamente i genitori sui danni che uno scuotimento può provocare. In molti studi si dimostra, infatti, come i genitori dichiarino di scuotere i loro figli solo per calmarli, inconsapevoli della gravità di un simile intervento. Una corretta e completa informazione ai genitori e alle famiglie è quindi importante affinché un gesto, a volte inconsapevole o addirittura benevolo, non si trasformi in un grave danno per il neonato.”

 

 

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